Percorrendo la
strada che dalla piazza di Canneto Sabino porta al vicino paese di
Talocci, dopo aver oltrepassato il cimitero, troverete alla vostra
destra lui : u livone ( cosí viene affettuosamente
chiamato dai Cannetari ) un ulivo enorme, bellissimo in poche
parole: un patriarca della natura. Con il suo tronco tozzo e nodoso
che misura nella parte stretta 5,50mt e 7,20 nella parte a terra di
circonferenza ed un altezza di circa 15,0mt, erge cosí
imperioso al di sopra di tutta la vegetazione che lo circonda da
lasciare il visitatore per qualche secondo senza parole. I fratelli
Bertini proprietari fin dal 1850 dell'appezzamento di terra ove é
collocato questo monumentale albero, fanno risalire l'etá dello
stesso addirittura a 2000/2100 anni fa' e questo grazie al test
(carbonio 14) fatto eseguire dagli esperti in materia. In realtá
esistono due tesi in relazione all'etá di questo albero. La prima
tesi e molto presubilmente piú logica e che fissa in circa
2000 anni l'etá basata sul fatto che ai tempi di Numa Pompilio,
imperatore di Roma ma Sabino di nascita, allo scopo di incrementare
la produzione dell'olio di oliva che veniva largamente utilizzato
per l'illuminazione notturna di Roma stessa, si procedé ad una opera
di coltivazione molto capillare ed in vasta scala delle piante
d'ulivo. All'epoca tutta la sabina era una zona con uno sviluppo
agricolo molto elevato dovuto a fattori importanti come la presenza
di villae romane ed il basso costo di mano d'opera
dovuto all'impego di schiavi ed é quindi verosimile che questo
secolare ulivo esistesse fin da quei tempi e che si sia sviluppato
in cosi grandi dimensioni per ragioni di cui a tutt'oggi ancora non
si conoscono le origini. La seconda tesi che fissa l'etá tra
i 1000 e i 1300 anni é legata al nome di Tommaso da Mauremme che
arrivato a Farfa da Gerusalemme intorno al 700 d.c., si prodigó
affinché gli uliveti presenti in zona, distrutti dai Longobardi
unitamente alla Abazia di Farfa, subissero una rinascita; a lui si
deve infatti la ricostruzione di Farfa e di tutto il tessuto
agricolo limintrofo, il disboscamento a favore degli uliveti e il
procedimento di nuovi innesti sulle piante esistenti. Se si aggiunge
poi che i fratelli Bertini acquistarono il terreno proprio dall
'Abazia di Farfa che fino al quel momento ne era stata la
proprietaria,é molto credibile che questo ulivo, deve la sua
enorme crescita a qualche miracoloso innesto e quindi che abbia
avuto una seconda vita a partire dal 700dc.
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La produzione di
olive di quest'albero é consolidata su una media di 8 ql. a stagione
ma ci sono stati anni in cui ha raggiunto anche i 13ql, nel 2008
il totale é stato di 10,2 ql. di olive. All'inizio della primavera
del 1956 fu colpito da una tardiva gelata. A vedere i suoi rami
secchi e privi completamente di fogliame si temette che non ce
l'avesse fatta a soppravvivere, ma lui in barba a tutte le leggi
della natura, dopo un pó di tempo, cominció a reinverdirsi come se
niente fosse accaduto, cosa che sfortunatamente non avvvene per un
buon 50% degli uliveti presenti in zona che dovettero essere
estirpati. Sebbene un detto dica che "l'ulivo non ha vecchiaia
" allo scopo di stabilizzare e distribuire il peso é stato
necessario intervenire con dei cavi metallici di
sostegno.Attualmente L'ulivo di Canneto é stato posto sotto la
protezione del Ministero dei beni culturali.
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