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Pizza di Pasqua o pizza dei tre giorni ( nonna Giggetta )

 

Formare una fontana di farina, romperci dentro 6 uova, aggiungere 250 gr. di zucchero, 150 gr. di strutto ( chi non ha la possibilitá di usare quello nostrano puó sostituirlo con quello che si trova in commercio ), 250 ml di acqua dove in precedenza é stato fatto sciogliere sufficiente  lievito di birra, una presa di cannella, buccia di limone grattugiata  ed una tazzina da caffé di alchermes ( in assenza usare rum ). 

 

Maneggiare e non appena la pasta ottenuta "tiene", coprire con un canovaccio e lasciar riposare per circa 8 ore. Trascorso questo tempo, rimaneggiare con delicatezza l'impasto e dopo averlo messo dentro una pentola (o un contenitore per torte con bordi lisci ) di diamentro di circa 25 cm, fare lievitare per 2 giorni.

 

É molto importante che durante questo periodo di lievitazione, l' impasto non subisca in nessun modo sbalzi di temperatura sia essi anche minimi, questi pregiudicherebbero in modo irreparabile la buona riuscita.

Il luogo naturale per la lievitazione é senza dubbio una " martora " ( madia ) dove oltre all' impasto deve essere tenuta accesa una candela per tutto il tempo;  anche una buona credenza in legno offre tutte quelle caratteristiche necessarie. 

 

A lievitazione raggiunta, l'ideale é cuocere questa pizza in un forno portato a temperatura con legna di quercia o cerro ed immediatamente  dopo aver sfornato il pane , in alternativa si puó usare un buon forno elettrico.

 

Questa pizza si consuma il mattino del giorno di Pasqua insieme ai tradizionali salami, uove sode e quant'altro , durante la consueta colazione Pasquale. 

 

U Pangiallu ( nonna Lina Cola )

Prendere delle mandorle, noci , nocciole, uva sultanina, pinoli e per chi lo desidera un paio di carozzi ( fichi secchi ). Scottare i frutti secchi in acqua bollente e togliere la buccia; l'uva sultanina va rinvenuta in acqua tiepida il tempo necessario ad ammorbidirla.

 

Tagliare a pezzettini una piccola quantitá di ogni frutto secco, i carozzi,  aggiungere dopo aver sgocciolato  l'uva secca ed unire il tutto al resto.

 

Mescolare bene tutti gli ingredienti tra loro ed impastare con miele fino a formare una piccola cupola. ( per evitare che il miele dia fastidio alle mani, bagnare quest'ultime di volta in volta  ) se necessario per far legare meglio il miele, puó essere usata della farina. 

 

Porre l'impasto su un piatto di metallo ( anche il fondo rotondo per contenitore da torta  ) e far cuocere per circa 15/20 minuti.

 

Son da tener presente due cose:  il miele deve considerarsi quasi esclusivamente un collante ( quindi non deve cuocere a lungo ) mentre la quantitá e/o la scelta dei frutti secchi puó variare a seconda dei gusti personali.

 

Da consumare durante il periodo Natalizio

Biscotti con le mandorle ( nonna Eugenia Guadagni )

Sbucciare e tostare  leggermente  500 gr. di mandorle.  Formare  una fontanella di farina e romperci dentro  5 uova , aggiungere le mandorle ed un mezzo bicchiere da cucina di olio d'oliva. ( chi preferisce puó usare come extra  del succo di limone e/o buccia grattugiata )

 

Impastare il tutto con cura e ad operazione conclusa, formare dei filoncini ben stretti e  alti non piú un centimetro e mezzo o due;  metterli quindi in forno non prima peró di averli spolverati con  una o due prese di zucchero.

 

A cottura quasi terminata, estrarre dal forno i filoncini,  con un coltello a lama alta  tagliarli in modo bislungo cosí da ottenere delle piccole fettine. Rimettere il tutto in forno per qualche minuto al fine di avere una leggera tostatura.

 

Si gustano con vino bianco

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